I movimenti antivaccinali hanno una storia lunga e istruttiva, che nasce in Inghilterra a fine Settecento assieme alla pratica della vaccinazione contro il vaiolo. Storicamente, quindi, non possiamo dire che l’opposizione alla vaccinazione sia una novità; piuttosto, oggi la novità è rappresentata dal numero sempre più alto di persone coinvolte e dal loro status sociale. Inoltre, stiamo assistendo per la prima volta a una regressione nella copertura vaccinale della popolazione dopo due secoli di lento ma inesorabile avanzamento: qualcosa dunque di ben diverso dall’opposizione alla vaccinazione avvenuta in passato da parte di alcuni gruppi marginali. Di questo fenomeno – e delle sue implicazioni sociali e psicologiche – si parla nel nuovo libro di Andrea Grignolio, Chi ha paura dei vaccini? (VAI alla scheda del libro).
Perché hai sentito l’esigenza di scrivere questo libro?
Come storico della medicina ero incuriosito dal tema – di cui ancora non esisteva una trattazione completa -, soprattutto perché non capivo perché le fasce “alte”, quelle più istruite che compongono l’élite culturale ed economica, reagissero con un comportamento così irrazionale di fronte a un evento potenzialmente pericoloso come un’infezione batterica e virale e rifiutassero i vaccini. Tra questi, ho poi cercato di capire chi fossero i cosiddetti “radicali” , ovvero quelli che non sono disposti a cambiare idea neanche davanti a evidenti dati e prove schiaccianti della sicurezza dei vaccini e della loro efficacia contro le malattie infettive. Ho scoperto che non esiste una singola disciplina in grado di spiegare questo fenomeno sociale: le risposte vanno cercate nelle più recenti ricerche in comunicazione sanitaria, psicologia cognitiva ed evolutiva, demografia, epidemiologia, neuroscienze, e naturalmente storia della medicina: il libro è sostanzialmente un racconto storico che tiene conto dell’aspetto evolutivo tanto del nostro comportamento quanto del rapporto tra germi e uomini .
Quali sono le accuse maggiormente mosse ai vaccini?
I miti da sfatare sono davvero tanti e possono essere raggruppati in tre macro-categorie: l’idea che i vaccini siano la causa di malattie neurodegenerative o dell’autismo; la presunta tossicità dei componenti (formaldeide, mercurio, squalene, “metalli pesanti”, ecc.); e la convinzione che, in generale, i vaccini indeboliscano il sistema immunitario favorendo così l’insorgere di allergie e malattie autoimmuni.
A chi accusa Big Pharma di volersi arricchire, rispondo di guardare i dati dell’Aifa: nel 2015 la spesa sanitaria per i vaccini non arriva al 2% della spesa nazionale per i farmaci. Inoltre, dati ala mano, il rapporto rischi-benefici è migliore rispetto a tutti gli altri farmaci disponibili. Le case farmaceutiche vendono tra i 15 e i 30 euro un vaccino che, per noi, rappresenta invece un’assicurazione a vita contro malattie spesso letali. Quando il trattamento farmacologico di un malato di tubercolosi costa dai 50 mila 170 mila euro a paziente. Se l’obiettivo fosse lucrare sulla nostra salute, allora per le case farmaceutiche è controproducente produrre vaccini. Non è un caso che visti i magri guadagnai molte aziende farmaceutiche abbiano abbandonato la ricerca sui vaccini.
In quali rischi si può incorrere non vaccinandosi?
I rischi sono molto alti. Nell’ultimo anno e mezzo, solamente in Toscana, sono morte di meningite 10 persone, nell’ultimo anno ricordiamo i bambini morti a Roma e a Bologna, rispettivamente, di morbillo e pertosse . Tutte malattie che senza un’adeguata protezione, stanno riemergendo. Nel 2014 a Disneyland, in California, un singolo bambino malato di morbillo ha creato un pericolo ceppo epidemico che nel giro di qualche giorno ha infettato oltre 120 persone e in Italia molte regioni sono sotto la soglia di sicurezza. Sono segni ineludibili che stiamo scendendo sotto il livello di sicurezza. In questo, internet ha una grande responsabilità. In Italia e all’estero, i siti contrari alle vaccinazioni sono pari o maggiori di quelli favorevoli alle vaccinazioni: non tutti gli utenti hanno gli strumenti per dividere i dati fasulli o le paure irrazionali, dai dati attendibili, suffragati da prove e prodotti da esperti del settore (che sono perlopiù ricercatori privi di conflitto di interesse).
Quanto influisce sull’opinione pubblica?
Moltissimo, soprattutto perché non è semplice riuscire a distinguere nel mare magnum di dati e opinioni online. Meglio fidarsi dei consigli del medico di famiglia e del pediatra, anche se c’è una certa quota di loro – per lo più medici omeopati , oppure antroposofici steineriani – che sono profondamente contrari. Purtroppo i trattamenti “alternativi” sono molto in voga ultimamente. Anche l’approccio naturista spesso è contrario ai trattamenti farmacologici in nome di una ideologizzazione della Natura, vista come buona e saggia. Ci si dimentica purtroppo che quando vivevamo secondo natura non superavamo la soglia dei 40 anni di vita media: sino all’invenzione dei vaccini la Natura ha sterminato l’uomo con pandemie micidiali. Forse la nostra generazione è la prima ad averne perso la memoria.
Esistono controindicazioni ai vaccini?
Esistono come per tutti i farmaci. Rispetto al vaccino che in alcuni casi può causare una reazione avversa grave in un caso su un milione o due milioni, l’esempio più banale è l’aspirina: se si considera l’uso prolungato , le aspirine (come categoria di farmaci FANS) possono causare il decesso con una probabilità 1500 volte più elevata del vaccino, e nel caso di shock anafilattico che provoca (1 su 50 mila), l’aspirina ha un rischio 20 volte superiore a quello dei vaccini. Dall’andare in giro in macchina (56 morti ogni 1 milione di abitanti nel 2015), alle noccioline alle uova, a qualsiasi altra situazione che viviamo quotidianamente, l’indice di rischio è più alto, mentre i vaccini sono raramente letali (anche nei casi di reazioni avverse). Dati alla mano, sono i farmaci più sicuri in circolazione.
Quali sono gli ultimi progressi della scienza nel campo nei vaccini e cosa dobbiamo aspettarci in futuro?
Si stanno facendo grandi passi in avanti e l’Italia è in prima linea nella ricerca con Rino Rappuoli, dell’Università di Siena. A lui si deve la scoperta di una nuova disciplina , la “vaccinologia inversa” che, partendo dalle informazioni molecolari del virus o batterio, ricostruisce come un architetto le strutture portanti dell’agente patogeno per individuare quali sono le sue parti che innescano la risposta del sistema immunitario , senza causare danni all’organismo: ovvero deve far produrre gli anticorpi, e quindi l’immunità, senza provocare una infezione. Si tratta di una grande intuizione che ha rivoluzionato questa branca della farmacologia. Oggigiorno stiamo guardando con speranza ai vaccini “terapeutici” – utilizzati cioè non più come prevenzione, profilassi ma creati per curare le malattie più diverse, da quelle neurodegenerative al cancro – e che si entri presto nella fase avanzata di sperimentazione. E’ emerso di recente un vaccino per la malaria, in grado di proteggere il 50 per cento dei bambini dal contagio, e circa il 30 per cento di loro da episodi gravi di malattia. Dev’essere perfezionato per renderlo più efficacie, ma siamo sulla buona strada per debellare questa malattia, un tempo endemica della penisola italiana, e che oggi invece miete ancora moltissime vittime in tante parti del mondo più sfortunate.
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di Internet e i progressi della scienza”
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